Stiamo caricando

Un eschimese in Amazzonia

Trilogia sull'identità CAP. III

A proposito di questo spettacolo

Classe ’85, una laurea al Dams di Roma e una in regia teatrale alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, Liv Ferracchiati occupa un posto di riguardo nel panorama italiano della nuova drammaturgia under 35. I suoi spettacoli Todi is a small town in the center of Italy, Peter Pan guarda sotto le gonne Stabat Mater sono stati selezionati da Antonio Latella per la Biennale Teatro 2017.
Nella sua Trilogia sull’Identità, Ferracchiati affronta il tema dell’identità di genere interrogandosi sulla nostra natura di essere umano e sulla possibilità di essere liberi. I tre spettacoli indagano il linguaggio sotto altrettanti punti di vista: Peter Pan guarda sotto le gonne mostra la parola come mancanza e incapacità di comunicare; Stabat mater (Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017) la innalza a strumento di rappresentazione e ricostruzione della propria identità; Un eschimese in Amazzonia (Premio Scenario 2017) è metafora della fragilità di qualsiasi forma che scegliamo per noi stessi. 

Un eschimese in Amazzonia pone al centro il confronto tra la persona transgender (l’Eschimese) e la società (il Coro), fino ad arrivare al paradosso che l’Eschimese si stanca di raccontare sé stesso. La società segue le sue vie strutturate e l’Eschimese si trova, letteralmente, ad improvvisare, perché la sua presenza non è prevista. Il Coro parla all’unisono, attraverso una lingua musicale e ritmata, quasi versificata, utilizza una gestualità scandita, dando vita ad una società ipnotica, veloce, superficiale, a rischio di spersonalizzazione. La struttura è quella del “link web”, l’analogia del pensiero manovra le connessioni o forse il nonsense stesso dell’illogica internettiana. Anche l’Eschimese è parte degli stessi stereotipi della sua contemporaneità, anzi nella sua stand up comedy è personaggio autentico proprio perché vive e rappresenta la propria inautenticità di abitante del suo tempo. Si sforza di avere una visione soggettiva, ma anche la sua è, a ben guardare, infarcita di luoghi comuni e spersonalizzata.

Durata: 1 ora

Dati artistici

ideazione e testo Liv Ferracchiati
scrittura scenica di e con Greta Cappelletti, Laura Dondi, Liv Ferracchiati, Francesco Aricò, Alice Raffaelli
costumi Laura Dondi
luci Giacomo Marettelli Priorelli
suono Giacomo Agnifili

progetto della Compagnia The Baby Walk
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Centro Teatrale MaMiMò, Campo Teatrale, The Baby Walk in collaborazione con Residenza Artistica Multidisciplinare presso Caos – Centro Arti Opificio Siri Terni

foto di Andrea Macchia

spettacolo nell’ambito del progetto Teatro Arcobaleno