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Spettatore-Persona

Spettatore-Persona

Nato dalla collaborazione tra Emilia Romagna Teatro Fondazione e il Dipartimento delle Arti-La Soffitta dell’Università di Bologna, con la curatela di Gerardo Guccini, Claudio Longhi e Rossella Mazzaglia, il progetto In prospettiva. Dialoghi sul teatro prevede una serie di incontri che danno voce ad artisti, studiosi, operatori del mondo dello spettacolo dal vivo per interrogarsi sul ruolo delle arti performative in un periodo di così grandi cambiamenti.

Il terzo e ultimo ciclo dedicato al binomio Spettatore-Persona porterà avanti l’indagine sul nostro presente avviata con i precedenti due capitoli (Corpo-Mondo e Sistema-Ambiente), attraversando l’evoluzione dell’emergenza da Coronavirus e le prospettive di r(esistenza) e sviluppo che prassi, poetiche e riflessioni degli artisti aprono nello scenario attuale.

Il progetto si chiude così su un binomio che rinnova la dialettica tra dimensione soggettiva, relazionale e pubblica, del teatro e della danza, dinanzi all’emergenza. Chiedere all’artista di riflettere dalla prospettiva dello spettatore equivale a metterlo nel corpo dell’Altro, di colui che osserva, interpreta e partecipa all’opera come fosse un “quarto autore” accanto al drammaturgo, al regista e al performer. Provare a immaginarlo, scegliendo se osservarlo come collettività o nella sua individualità, se ricercarne la voce nel processo creativo o se aspettarlo all’appuntamento dello spettacolo. Per guardarlo, poi, oltre la diversità del ruolo e vederne la persona nelle forme di un incontro in cui la funzione del teatro si rinnova, rispondendo a desideri, aspettative e bisogni condivisi.
Il binomio Spettatore-Persona ritorna, in tal senso, sulla permeabilità della relazione teatrale rispetto alle istanze culturali, sociali e politiche che modificano, in maniera significativa, i luoghi dello spettacolo e il posto stesso dello spettatore. Ma se i cambiamenti scorrono, solitamente, invisibili nel tempo, i traumi che irrompono nella Storia generano cesure dalle conseguenze imprevedibili, come nelle fasi più stringenti di questa crisi, in cui dello spettatore non è rimasto che lo sguardo smaterializzato oltre lo schermo e, nelle sale, il vuoto. Esplorare l’orizzonte dello spettatore è, quindi, quanto mai necessario in un momento in cui le forme di contatto con il pubblico sono state ridotte, contenute e persino annullate, a causa dell’emergenza sanitaria, per chiedersi se stiamo assistendo a un taglio netto con il passato, a un ripensamento parziale o totale della relazione teatrale, o se l’anomalia del presente corrisponda a un adattamento transitorio nell’attesa del “ritorno alla normalità”.

TERZO CICLO SPETTATORE-PERSONA:

Gabriele Vacis
È regista teatrale, drammaturgo, docente, documentarista e sceneggiatore. Tra i fondatori del Teatro Laboratorio Settimo, ha scritto e curato la regia di numerosi spettacoli teatrali, quali ad esempio: Esercizi sulla tavola di Mendeleev, Premio Opera Prima 1985; Elementi di struttura del sentimento, Premio Ubu 1986; La Storia di Romeo e Giulietta, premio Ubu 1992; Il racconto del Vajont, premio Ubu 1994, da cui la trasmissione televisiva Serata Vajont, vincitrice dell’Oscar della televisione 1998. Ha curato anche la regia di numerose opere liriche. Nel 1996 ha vinto il Premio per la regia dell’Associazione Critici Teatrali Italiani; nel 2011 il Premio Dioniso per l’innovazione della cultura Classica.
È stato autore e protagonista di Totem, con Alessandro Baricco, trasmesso da Rai 2 nel 1998. Nel 2000 ha condotto su Rai 1 il programma in trentasei puntate 42° parallelo.
Nel 2006 ha curato le Cerimonie d’apertura degli Olimpic Winter Games, e di Bookstock, per Torino Capitale del libro. Ha ideato e diretto festival quali “Torino Spiritualità”. È stato regista stabile del Teatro Stabile di Torino, direttore del Teatro Regionale Alessandrino e de “I Teatri” di Reggio Emilia. Ha diretto i corsi attori e regia della scuola “Paolo Grassi” di Milano. Ha pubblicato, con Marco Paolini, Il racconto del Vajont; ha, inoltre, curato e pubblicato diverse traduzioni, adattamenti teatrali e saggi, tra cui AWARENESS, dieci giorni con Jerzy Grotowsky, Rizzoli 2001. Il suo film Uno scampolo di paradiso ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Annecy. Ha fondato l’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona. È direttore della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino e Professore a contratto di Istituzioni di regia all’Università Cattolica di Milano.


Armando Punzo
É regista, drammaturgo e attore. Dal 1988 lavora nel Carcere di Volterra, dove ha fondato la Compagnia della Fortezza, prima e più longeva esperienza di lavoro teatrale in un istituto penitenziario, e dal 1996 al 2016 ha diretto il Festival Internazionale VolterraTeatro, intitolando la sua direzione artistica all’idea dei Teatri dell’Impossibile. In più di trent’anni di lavoro con la Fortezza, composta oggi da circa settanta detenuti-attori, ha messo in scena oltre trenta spettacoli, tra cui Marat-Sade, I Negri, I Pescecani ovvero quel che resta di Bertolt Brecht, Hamlice, Santo Genet, Beatitudo, molti dei quali, dopo il debutto in carcere, sono stati ospitati nei maggiori festival e teatri italiani.
In quella che ha definito “autoreclusione” nella Fortezza di Volterra, Punzo ha lavorato alla costruzione di una compagnia stabile superando le premesse riabilitative del teatro in carcere a favore dei risultati artistici. Punto centrale del suo progetto, la continuità di un lavoro scevro da pietismi e paternalismi, che punta alla restituzione della “dignità alle persone che stanno pagando”. Da diversi anni insiste sull’obiettivo di trasformare l’istituto di pena in istituto di cultura attraverso la “cancellazione” del carcere. 
Parallelamente, mentre persegue con ostinazione l’obiettivo della realizzazione del primo Teatro Stabile in carcere al mondo, dirige workshop e spettacoli internazionali, focalizzandosi in particolar modo su grandi progetti urbani e installativo-performativi. Tra questi: un’edizione site specific di Hamlice all’Hangar Bicocca di Milano per oltre tremila spettatori; una serie di performance collettive per piazze, cortili, e musei nell’ambito del progetto Mercuzio non vuole morire; l’installazione performativa Paradiso. Voi non sapete la sofferenza dei Santi, andata in scena, ai piedi dell’Ilva, con il coinvolgimento dei cittadini del Quartiere Tamburi di Taranto; L’Opera Segreta. Rovine e resti dell’umanità di Shakespeare, ambientato sulle Scale Mobili S. Lucia di Potenza, con circa cento persone in scena; Le Rovine Circolari, una versione speciale di Beatitudo, all’interno del refrigerante della Centrale Geotermica Enel Nuova di Larderello. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra cui: sei Premi UBU, la Medaglia del Presidente della Repubblica, il Sigillo d’Ateneo dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, il Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro, il Premio Carmelo Bene della rivista “lo Straniero”, il Premio Europa Taormina Arte. Suoi scritti sono apparsi sulle principali riviste di teatro italiane e straniere. Dopo È ai vinti che va il suo amore (Clichy 2013), volume che celebrava i venticinque anni di attività della Fortezza, ha pubblicato, nel 2019, Un’idea più grande di me (Luca Sossella editore), un’autobiografia in forma di conversazioni con Rossella Menna, in cui per la prima volta ripercorre la sua vicenda umana e artistica.


Silvia Gribaudi
Nata a Torino, è un’artista attiva nell’arte performativa. Il suo linguaggio coreografico attraversa la performing art, la danza e il teatro, mettendo al centro della ricerca il corpo e la relazione col pubblico. La sua poetica si avvale di una ricerca costante di confronto e inclusione con il tessuto sociale e culturale in cui le performance si sviluppano. Il suo linguaggio artistico è l’incontro della danza con la comicità cruda ed empatica. Nel 2009 crea A corpo Libero, con cui vince il Premio pubblico e giuria per la Giovane Danza d’Autore; il lavoro viene anche selezionato in Aerowaves Dance Across Europe, alla Biennale di Venezia, al Dublin Dance Festival, all’Edinburgh Fringe Festival, al Dance Victoria Canada, al Festival Do Disturb al Palais de Tokyo di Parigi e a Santarcangelo Festival. Conduce seminari in Italia e all’estero, e progetti di formazione all’Accademia Teatrale Veneta e al Theaterschool – Amsterdam School of the Arts.
Dal 2011 conduce laboratori destinati a Over 60 e collabora con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Dipartimento di Management Cultura e Impresa, nel progetto ARTimprendo e Action Research Coreografie d’Impresa. Dal 2013 al 2015 si concentra sul corpo e la nudità e crea performance quali: The film contains nudity (progetto Performing Gender) e What age are you acting? – Le età relative (progetto Act your age).
Nel 2016 e 2017 è regista e coreografa di tre diverse performance (My Place, Felice e R. OSA_10 esercizi per nuovi virtuosismi) dove il corpo del performer diventa protagonista, attraverso la propria identità espressiva. Nel 2017 è selezionata in Italia tra i coreografi del Network ResiDance Anticorpi XL 2017; debutta a Vancouver, Canada, con Empty. Swimming. Pool, una coproduzione italo-canadese con Tara Cheyenne Frienderberg, vincitore del sostegno del Chrystal Dance Prize 2016. Sempre nello stesso anno, è finalista per il Premio Rete Critica Italia. Nel 2018, con lo spettacolo Graces, è vincitrice dell’azione CollaborAction#4 2018/2019. Nel 2019 crea la performance Humana Vergogna per il progetto La Poetica della Vergogna di Matera Capitale della Cultura 2019.


Kornél Mundruczó
Nato in Ungheria nel 1975, ha studiato presso l’Università Ungherese di Cinema e Teatro ed è uno fra i più noti registi europei di cinema e teatro. Le sue creazioni hanno debuttato in prestigiosi festival di tutto il mondo. Lavora per il teatro dal 2003. Inizia un nuovo progetto ogni volta che incontra un soggetto stimolante, una squadra o un luogo nuovo. Durante il processo creativo cerca sempre di costruire spirito di squadra. Per i nuovi progetti, cerca spesso di lavorare con lo stesso cast d’attori, parte del suo team creativo. È con loro che cura l’ideazione delle nuove produzioni. Dopo aver lavorato in autonomia per diversi anni con lo stesso gruppo di persone, nel 2009 fonda la sua compagnia di teatro indipendente Proton Theatre insieme alla producer Dóra Büki. 
Per la sua straordinaria regia di Imitation of Life, spettacolo creato con Proton Theatre, nel 2017 ha ricevuto una nomination per il Faust Award. Nella storia di questo premio, Proton Theatre è la prima compagnia non tedesca a ricevere una nomination. Dal 2003 dirige anche opere liriche. The Makropulos affair, che ha debuttato al Flemish Opera ad Anversa, è stato nominato  per l’International Opera Award  nella categoria Miglior Nuova Produzione. Anche questa è stata la prima nomination ungherese. 
Nel cinema ha debuttato al Festival di Cannes nel 2003. Nello stesso anno, ha fondato la compagnia di produzione cinematografica Proton Cinema Ltd, con Viktória Petrányi, sua stretta collaboratrice dai tempi del college. Il suo terzo lungometraggio Johanna, un adattamento della storia di Giovanna d’Arco, è stato presentato nel 2005, nella sezione indipendente “Un Certain Regard” del Festival di Cannes, dove nel 2014 il suo sesto lungometraggio, White God, si aggiudica il premio principale della sezione. Con il suo quarto, quinto e settimo lungometraggio ha partecipato al concorso ufficiale di Cannes: Delta nel 2008, Tender Son nel 2010, Jupiter’s Moon nel 2017. Nel 2020 ha partecipato alla Biennale di Venezia Cinema con Pieces of a Woman, prodotto da Little Lamb (Kevin Turen, Ashley Levinson), BRON, Proton, Aaron Ryder e Martin Scorsese; il cast del film era formato da: Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Ellen Burstyn, Jimmie Fails, Molly Parker, Sarah Snook, Iliza Shlesinger, Benny Safdie. 


Davide Enia
Nato a Palermo nel 1974, è scrittore, drammaturgo, regista e attore teatrale. Nel 2002 scrive, dirige e interpreta Italia-Brasile 3 a 2 (Premio Ubu speciale 2003). Nel 2003 vince il Premio Tondelli al Premio Riccione con Scanna che debutta, con la sua regia, alla Biennale di Venezia l’anno successivo. Sempre nel 2004 scrive, dirige e interpreta maggio ’43 (primo premio come miglior spettacolo al “Moldavian International Teatrul Unui Actor”). Nel 2005 vince, come novità drammaturgica, il Premio Hystrio e il Premio E.T.I.; per Rai Radio2 scrive e interpreta Rembò. Nel 2006 vince il Premio Vittorio Mezzogiorno e il Premio Gassman come miglior talento emergente italiano. Nel 2007 scrive, dirige e interpreta I capitoli dell’infanzia. I testi sono pubblicati da Sellerio e Fandango. Nel 2009 vince con Il cuoco il Premio Speciale della Giuria al Premio Riccione. Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo, Così in Terra, tradotto in diciotto lingue e pubblicato in tutto il mondo. Nel 2013 è Writer in Residency (Nederlands Letterfonds \ Dutch Foundation for Literature) ad Amsterdam. Nel 2014 pubblica il racconto lungo Uomini e pecore (EDT). Nel 2015 è Writer in Residency (Passaporta) a Bruxelles. Nel 2016 con l’edizione francese di Così in terra, Sur cette terre comme au ciel (Albin Michel), vince il Prix du Premier Roman Étranger e il Prix Brignoles come miglior romanzo straniero dell’anno. Nel 2017 dirige ad aprile L’oca del Cairo, opera incompleta di Mozart, al Teatro Massimo di Palermo. A maggio pubblica il suo secondo romanzo, Appunti per un naufragio (Sellerio). Da questo romanzo è tratto lo spettacolo L’abisso, che debutta nell’ottobre 2018 al Teatro India di Roma e nel 2019 vince il Premio Hystrio Twister come “miglior spettacolo della Stagione”, il premio Le Maschere del Teatro italiano come “miglior interprete di monologo” e il Premio Ubu come “migliore nuovo testo italiano”. Nel 2020 debutta al Piccolo Teatro di Milano con un nuovo allestimento di maggio ’43 co-prodotto da Fondazione Sipario Toscana e Accademia Perduta/Romagna Teatri.


I dialoghi in lingua straniera saranno sottotitolati in italiano