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Alyam Alyam di Ahmed El Maanouni

film

A proposito di questo film

4 marzo // ore 20.15  // Cinema Lumière, Cineteca di Bologna
 
Alyam Alyam parla di sogni infranti e delle circostanze che hanno condotto al crollo della società tradizionale, della forza che nasce dalla disperazione e dello spietato consumarsi di generazioni perdute. Tutto questo è sottolineato, fin dalle prime note della musica d’apertura, dall’ossatura dell’edificio stranamente vuoto che si riempie via via di persone, dallo spazio del villaggio, dal silenzio della donna errante che fuma, fino all’ultima inquadratura del film, con la folla che spunta da dietro una collina deserta. I sogni di una società che si indebolisce, incapace com’è di conservare le risorse che potrebbero aiutarla a sopravvivere, si rispecchiano nella preghiera indifesa della madre: “Ho bisogno della tua ombra, ho bisogno della tua luce, ho bisogno del tuo viso”.

Volevo semplicemente mostrare i volti dei braccianti, onorare i loro suoni e le loro immagini, i loro silenzi e le loro parole, ed è per questo che ho scelto di non interferire e di contenere al massimo la composizione, i movimenti e la regia. Ho cercato di minimizzare la capacità della macchina da presa di distorcere, esprimere giudizi o discriminare. Volevo che ciascun aspetto fosse presentato equamente. Non cercavo la bellezza spettacolare, ho fatto in modo che il mondo rurale si esprimesse visivamente attraverso l’astrazione e il silenzio. Riguardando Alyam Alyam, quasi quarant’anni dopo, mi ritrovo ancora nelle mie intuizioni e nelle mie scelte estetiche, anche se non posso fare a meno di osservare come dall’inizio alla fine – dalle sequenze d’apertura con il sangue versato dai cammelli alla folla di contadini che spunta da dietro le colline – tutto sembrasse presagire la tragedia vissuta oggi dalle migliaia di migranti i cui sogni spezzati giacciono abbandonati sul fondo del Mediterraneo, tragedia che sembra stranamente risuonare nella voce di Larbi Batma del gruppo musicale Nass El Ghiwane: “Alyam Alyam, che tempi erano quelli! Perché ti crucci? Chi ti ha fatto cambiare? Eri dolce come il latte, ora sei amaro. Amo tutti gli uomini come fossero miei fratelli. I miei fratelli mi hanno schiacciato. Metterò a tacere il mio dolore e darò voce al mio amore”.

Ahmed El Maanouni

In collaborazione con Cineteca di Bologna

Dati

di Ahmed El Maanouni

Marocco 1978 | 90’ | in versione originale con i sottotitoli in italiano

 

La Cineteca di Bologna si inserisce nel progetto School of Integration seguendo una linea di coerenza che, da diversi anni, la porta alla scoperta delle culture “altre”, attraverso il racconto cinematografico. Dalla creazione, nel 2007, sotto l’egida di Martin Scorsese, del World Cinema Project, grazie al quale hanno visto la luce decine di restauri rappresentanti delle varie cinematografie mondiali, la Cineteca di Bologna ha portato avanti un’idea di conoscenza profonda e allargata del cinema dei continenti africano, asiatico, sudamericano. 
Nella retrospettiva proposta in occasione di School of Integration, vedremo allora alcuni classici, da Alyam, Alyam del regista marocchino Ahmed El Maanouni a Brick and Mirror dell’iraniano Ebrahim Golestan, entrambi restaurati dal laboratorio “L’Immagine Ritrovata”, fino a opere nuove e sorprendenti, come La strada dei Samouni, nuovo lavoro di Stefano Savona che, con l’aiuto delle animazioni di Simone Massi, ha raccontato, con un lavoro di documentazione senza precedenti, la vita di una famiglia palestinese nella Striscia di Gaza.