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Fa che non è originale

A proposito di questo spettacolo

“Fa che non è originale” ovvero un venticinquenne nella sua asfissiante ricerca di un posto nel mondo. Bari, lo studio di una psicologa. Il paziente racconta senza soluzione di continuità: patemi d’animo, disavventure esilaranti e insieme drammatiche, sogni e ostacoli di ogni sorta, su una strada che però non sembra condurre in nessun posto in particolare. Un viaggio alla ricerca di sé stessi, di una propria identità che però sia autentica, unica. Il tentativo ardito, strenuo e debilitante di costruirsi un vero “io”, di non vanificare questo cameo nella storia dell’Universo, che è la nostra vita.

In assenza di scosse un giovane della mia generazione corre facilmente il rischio di addormentare il proprio animo. Tutto è dato e niente è da conquistare: un contesto socio politico in cui guerre e rivoluzioni sono un’eco lontana; una situazione economica agiata, quando non agiatissima. Se poi l’ambiente in cui vivi è quello di una città del Sud Italia, in cui il macellaio sotto casa serve meglio i clienti “amici” è molto facile farsi assorbire, omologare, così come può essere facile perdere di vista la clessidra inesorabile del tempo che ci rimane. E allora con chi se la prende il giovane di oggi? Col classico nemico chiamato: Società-Sistema-Stato. Ma siamo davvero convinti che sia quello il vero problema? Forse anche questa è l’ennesima omologazione per sentirsi vivi e parte di qualcosa?
Ossessionato dalla leggerezza e dal livellamento culturale di un certo mondo, vediamo il protagonista circondato da un tappeto sonoro di risate finte (morte), da situation comedy, simbolo della superficialità di una realtà ormai più “fiction” che mai, da cui il protagonista tenta di fuggire disperatamente. Ma un’ennesima risata lo coglierà di sorpresa. Menomale che c’è La Morte.
Una burattino, uno di quei giocattoli dell’infanzia da cui, bambini, non riuscivamo a separarci e con il quale nascevano fantastiche conversazioni al limite del gioco. Una Macabra consigliera, sagace e pungente. La sola che riesce, seppur per pochi istanti, a sottrarre il protagonista alla banalità e alla frivolezza, alle risposte inutili, al già detto e sentito, con cui la quotidianità lo assedia. L’unica (paradossalmente) capace di avere un contatto umano col protagonista. Proprio perché estrema, dice la verità senza preamboli, senza false speranze che annebbiano la mente: “e allora datti da fare perché la clessidra l’ho capovolta il giorno in cui sei nato…tic tac tic tac..” 
Un invito ad addentrarsi nell’inferno del quotidiano “lasciate ogne speranza o voi ch’intrate”, ma entrate! “ogne viltà convien che qui sia morta”.

Alessio Genchi

Dati artistici

di Nicola Capogna
regia e interpretazione Alessio Genchi
luci Federico Cibin, Alessio Genchi
burattino Michela Predosin
In collaborazione con Associazione Culturale Nahia

Spettacolo Vincitore della Menzione Speciale-Borsa Teatrale Anna Pancirolli 2016

In residenza al "Cantiere Moline" dal 24 al 29 aprile 2018