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Recensione dalla Romania...

MEMORIA ATTUALE E CAMBIAMENTO
di Dana Tabrea in «Ziarul de Iaşi – liderul presei iesene»

Il prologo del Festival FITPTI è un boom.
Il FTPTI (11° edizione) ha portato quest’anno a Iaşi il più recente spettacolo di Gianina Cărbunariu, prodotto in Italia, che affronta il problema globale dello sfruttamento degli uomini attraverso il lavoro.
Sto parlando di Work in progress che ha un cast impressionante di giovani attori molto talentuosi.
Lo spettacolo ha debuttato nel mese di maggio al teatro delle Passioni di Modena. L’Italia è uno dei paesi europei in cui Gianina Cărbunariu è stata invitata a lavorare su un tema molto sensibile di questi tempi. La documentazione per lo spettacolo (interviste con persona diverse che sono state la base della drammaturgia) è stata realizzata dalla compagnia a Modena, ma gli attori sono stati selezionati tramite un casting da tutta Italia secondo criteri di talento e compatibilità di pensiero con la regista e tra loro, in modo che ci potesse essere un affiatamento nel gruppo di lavoro e anche sulla scena.
L’eccellente armonia tra gli attori è il primo elemento e il più evidente che emerge da questo spettacolo. In secondo luogo questi attori sono molto coinvolti dalla problematica dello spettacolo in cui recitano. E in ultimo gli attori sono capaci di una performance notevole dal punto di vista estetico.
Work in progress non è il genere di spettacolo in cui si abusa degli artifici e del linguaggio tecnico del XXI secolo. Al contrario è semplice dal punto di vista tecnico ma sostenuto in modo eccellente dagli attori.
E’ stato davvero presentato un work in progress a Iaşi poiché uno degli attori era assente ma la compagnia non ha esitato ad adattare il testo, improvvisando su questo punto.
Gianina Cărbunariu così incoraggia gli attori con cui lavora a pensare a avere delle idee ad avere un atteggiamento aperto e a portare una nota comica sugli elementi problematici di questa ricerca.
Per ciò non è la prima volta che, lavorando con attori stranieri, questi improvvisano una critica della regista mentre fanno la presentazione sulla scena affermano che la prossima volta che lavorerà in Italia sarebbe meglio che imparasse l’italiano.
Non è la prima volta che Gianina Cărbunariu pone il problema dello sfruttamento lavorativo.
Il punto di partenza della regista è semplice una città può essere la più ricca del mondo (un esempio è il numero di macchine di lusso che ci sono) ma la base di questa ricchezza sono moltissimi uomini che lavorano in condizioni precarie. Il divario tra la parte ricca e la parte povera è aumentato e sempre più persone contribuiscono con le loro attività al lusso per una piccola parte della popolazione che diventa indirettamente o direttamente il loro sfruttatore
La situazione in Romania è diversa rispetto all’Italia, così come l’Italia è diversa dalla Germania ecc. Le condizioni in cui sono poveri e ricchi in Romania sono diverse da quelle di altri paesi europei. Tuttavia nonostante le differenze l’idea rimane la stessa.
Perché alcuni abbiano il denaro e possano vivere nel lusso altri devono essere sfruttati.
E’ un apolitica di sinistra che insiste perché i diritti dei lavoratori siano rispettati e perché siano rispettati i diritti umani alla fine il problema dell’emigrazione si è accentuato anche in Italia. Molti italiani pensano che avrebbero una vita migliore in Germania. Certamente le differenze sono grandi soprattutto se si fa il paragone con la diaspora rumena, tuttavia ci sono anche molti punti comuni, prese le debite distanze.
Dunque quando crea il momento che parla della badante dalla Romania Gianina Cărbunariu tocca un punto sensibile, combinando l’assurdo il comico il grottesco e il tragico.
In più dalla combinazione di questi estremi la regista riesce a mettere in scena situazioni reali e situazioni immaginarie giocando con l’onirico il suo teatro diventa molto profondo dal punto di vista tematico e dal punto di vista estetico. Movimento scenico omogeneo, estrapolazione di alcune situazioni al limite del reale, gli elementi onirici, momenti di canzoni coreografie di gruppo, penombra, il buio, le luci fosforescenti sono alcuni dei mezzi attraverso i quali si ottiene l’impatto del tema trattato sul pubblico.
Lo spettacolo è fluido, i momenti si succedono con rapidità le situazioni create colpiscono la ragione e l’emotività ma soprattutto il subconscio dello spettatore.
Gianina Cărbunariu si muove verso una zona estetica che non nasconde la finzione trasmettendo nello stesso tempo un messaggio serio.
Certamente c’è stata una selezione delle interviste e riservatezza per gli intervistati ma alcuni di di loro erano d’accordo e contenti di riconquistare le loro storie di vita sul palco riconoscendosi nell’interpretazione data dagli attori.
I dialoghi sono stati riscritti, ma alcune frasi o espressioni memorabili sono rimaste nel ricordo della compagnia nel momento dello spettacolo nel pensiero collettivo degli spettatori e in generale.
Perciò possiamo parlare di una memoria davvero recente, attuale, in progress (che si sta creando). Il mondo in cui viviamo ha bisogno di cambiamenti e deve lasciare tracce, modificare la mentalità sollecitare un urgente presa di posizione. Attraverso il suo teatro, attraverso le cose dette e non dette esplicitamente ma suggerite, attraverso i temi e le priorità attuali affrontate Gianina Cărbunariu è una voce di regista del suo tempo.

(Work in Progress, regia : Gianina Cărbunariu, scenografia: Mihai Păcurar, movimenti: Alessandro Sciarroni, training canoro: Cristina Renzetti, cast: Francesca Camurri, Enrico Caroli Costantini, Roberta De Stefano, Vladimir Doda, Luigi Feroleto, Michele Galasso, Mattia Giordano, Leo Merati, Federica Ombrato, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona, Maria Vittoria Scarlattei, Giacomo Stallone, Marco Trotta, Valentina Vandelli, Maria Luisa Zaltron, Teatrul Luceafărul Iaşi, 28 settembre 2018).