La menzogna
A proposito di questo spettacolo
Siamo entrati nella fabbrica per i sopralluoghi e più che la parte bruciata mi ha colpito il resto, lo squallore, la tristezza, la morte che il luogo in sé, la fabbrica appunto, emanava. Il mio viaggio dentro la fabbrica è cominciato da lì. Sentivo il bisogno di partire da quel dolore cercando di entrare nella sua profondità, evitando il pietismo che è solo prodotto dall’ipocrisia.
Pippo Delbono
La menzogna, ultima creazione di Pippo Delbono, parte dal tragico episodio dell’incendio alla Thyssen Krupp costato la vita a sette operai, ma non riguarda solo quella fabbrica col suo bagaglio di dolore o lo stillicidio continuo delle morti bianche. Come dichiara il titolo, lo spettacolo svela, alla maniera visionaria e poetica dell’artista ligure, la menzogna come un male diffuso in maniera capillare, al quale è difficile, se non impossibile, sottrarsi. Ed è di nuovo la presa di coscienza del dolore il nucleo centrale di questo, come già di altri lavori di Delbono.
La menzogna si apre nel silenzio. Quel silenzio, quella memoria, sono il suo punto di partenza. Vengono però poi evocate altre memorie, altri corpi bruciati, reclusi, abbandonati, mentre emerge il desiderio dell’autore di andare a fondo, guardarsi in faccia, andare oltre le menzogne politiche, ma anche teatrali.
La menzogna muove da un bisogno di verità, di spogliarsi delle menzogne di cui è intessuta la vita di ciascuno, di smascherare il finto gioco della rappresentazione, per essere spettacolo politico attraverso la poesia e mettere in guardia contro il razzismo e il fascismo strisciante, contro la violenza e la stupidità.
“Perché non ne posso più, non mi controllo più, ne ho piene le palle di tutta quella gente, ciascuno con la sua storia, nel suo angolino, e di tutte quelle facce, ne ho piene le palle di tutto, mi viene voglia di picchiare, ho voglia di picchiare la donna attaccata alla ringhiera, l’arabo che canterella la sua tiritera tutta per sé, quello che suona alle mie spalle in fondo al corridoio, la vecchia pazza, ne ho abbastanza delle loro facce e di tutto questo bordello e io ho bisogno di picchiare, ho voglia di picchiare le vecchie, gli arabi, i mendicanti, le mattonelle dei muri, i vagoni, i controllori, i poliziotti, picchiare sulle macchinette, i manifesti, le luci, questo schifo di odori, questo schifo di rumore, le puttane e i cimiteri…”
Questo ed altri materiali letterari costruiscono man mano il discorso dell’autore intorno al suo tema, insieme ad immagini surreali, oniriche, brani da Shakespeare non interpretati ma che emergono come urli dell’anima, un tessuto sonoro emotivo che va dall’opera al tango, da Stravinskij a Wagner, fino alla voce di Juliette Greco.
Tutte le tappe della tournée
Dati artistici
scene Claude Santerre
coordinamento e luci Robert John Resteghini
costumi Antonella Cannarozzi
fonico Angelo Colonna
capo macchinista Alfredo Ghezzo/Gianluca Bolla
macchinista Mattia Manna
capo elettricista Orlando Bolognesi
sarta Elena Giampaoli
organizzazione Silvia Cassanelli, Simone De Felice
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Programma Cultura dell’Unione Europea nell’ambito del Progetto Prospero (Culture Programme of the European Union within Prospero Project), Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma, Théâtre du Rond Point- Parigi, Maison de la Culture d’Amiens, MALTA Festival Poznan
foto di Rhodri Jones