Vangelo
Debutto: HNK Croatian National Theatre, Zagabria, 11/12/2015
A proposito di questo spettacolo
Artista capace, come pochi altri, di sperimentare sulla scena, di lavorare nel solco fertile tracciato tra autobiografia e cronaca, Delbono crea insieme alla sua compagnia, omogenea nella sua disomogeneità, che da anni alimenta la sua ricerca artistica, un lavoro collettivo che trova il suo esito finale derivando suggestioni dal linguaggio poetico e letterario, da quello della danza, come anche da quello cinematografico e musicale.
“A pensarci bene, Cristo è l’unico anarchico che ce l’ha fatta” ha scritto André Malraux. Qualche giorno prima di morire mia madre, fervente cattolica, mi aveva detto: “Perché, Pippo, non fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d’amore. C’è n’è così tanto bisogno di questi tempi”.
E io ho pensato subito alle recite che facevo da piccolo nella parrocchia, dove interpretavo Gesù bambino coi riccioli biondi, innamorato anch’io come lei di quel mondo di preti, di chiese, di incensi, di rappresentazioni teatrali. E poi mi è venuto in mente quando da grande ho recitato ancora Dio, in un film di Peter Greenaway. Ma questa volta facevo anche il Demonio. E Lot, che faceva l’amore con le sue figlie e imprecava contro Dio e il Demonio. Un personaggio in quel film diceva: “Non è Dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che ha creato Dio”.
E ho pensato a tutte le conquiste, le stragi, le guerre, le menzogne, le false morali create per quell’ipotesi di Dio. Ma anche alla bellezza, all’arte, e alla poesia che quell’idea di DIO ha portato in questi duemila anni.
E a quello che diceva Marx: “La religione è un sospiro dell’anima in un mondo senz’anima”.
E così ho iniziato a filmare e a fotografare le immagini che ho incontrato nei miei viaggi in Italia, in Francia, in Romania, in Russia, in Latino America. Immagini di Madonne, di Cristi, di martiri. Ovunque trovavo qualcosa che aveva una relazione con quella storia. Ovunque ho visto Cristi dai volti dolorosi, seri. Molto poco ho visto la gioia nei volti di quei Cristi. Mi sono sentito come in prigione.
E così per un momento ho pensato di chiamarlo “Assedio” questo spettacolo. Ho avuto un senso di rifiuto profondo per tutta quella iconografia buia, pesante, sofferente legata a quel Vangelo.
E così mi sono perduto, come faccio sempre quando costruisco i miei spettacoli, dimenticando quel Vangelo, o forse portandomi dietro di quel Vangelo solo il nome.
E sono finito a incontrare persone arrivate in mare dall’Africa, che ora vivevano in campi creati apposta per loro. Ho incontrato degli zingari che abitavano in luoghi di totale degradazione. E poi ho iniziato a cercare paesaggi, mari, tramonti, cieli che mi raccontassero miracoli, luce. “Quei calci lanciati verso il cielo –scriveva Pasolini guardando i ragazzi giocare a pallone- ci insegnano a lanciare i nostri desideri il più lontano possibile, in modo che la gioia del gioco ci accompagni fino alla morte”.
E poi mi sono trovato a guardare per dieci giorni un crocifisso appeso a un muro bianco, io inchiodato in un letto di ospedale per un problema agli occhi. E poi a vagare per quei corridoi cercando di raccontare –ancora una volta con la mia camera- quel mio disperato e grottesco vedere doppio.
Come vedo doppio, disperato e grottesco questo tempo che attraversiamo, dove non riconosci più il vero dal falso, il reale dall’irreale, dove l’esasperazione del moderno ci ha fatto dimenticare qualcosa di sacro di antico.
E alla fine mi sono rimaste dentro quelle immagini, quelle voci, quei suoni, quegli echi, quei silenzi sentiti in quei campi di zingari e di profughi, in quelle corsie d’ospedale, ma anche quella forza vitale, quella inspiegabile gioia trovata nei luoghi deputati al dolore.”
Pippo Delbono
Pippo Delbono da molti anni abita la scena come luogo di ricerca, lavorando costantemente negli spazi fertili che si vengono a creare tra pubblico e personale, tra autobiografia e storia, costruendo un’opera che si contraddistingue nel panorama internazionale per la sua originalità. Vangelo segna un nuovo passo in questo percorso. Negli ultimi anni questa ricerca si è sviluppata in una particolare forma di performance musicale, un’indagine sulla forza sonora della voce e della parola che lo ha portato ad incontrare musicisti come Enzo Avitabile, Alexander Balanescu, Petra Magoni, Antoine Bataille, Piero Corso, con i quali ha creato eventi e concerti che vengono presentati in parallelo ai lavori della sua compagnia teatrale. Da tempo la sua ricerca si è estesa anche alla creazione di un linguaggio personale nell’ambito del cinema, e il lavoro che ha portato ai suoi ultimi film (Amore carne, Sangue, La visite, Vangelo) scorre in parallelo alla creazione dei più recenti spettacoli, Dopo la battaglia, Orchidee, Vangelo, fortemente segnati da quest’indagine musicale e cinematografica. Vangelo è un lavoro corale, nato in origine come opera contemporanea; è stato creato a Zagabria con l’orchestra, il coro, i danzatori e gli attori del Teatro Nazionale Croato insieme agli attori della compagnia che accompagna Pippo Delbono da anni. Vangelo nasce a partire dalla suggestione delle musiche composte da Enzo Avitabile, e si nutre di alte suggestioni poetiche ma anche della memoria forte portata da attori che hanno attraversato una delle guerre più feroci della storia contemporanea, una guerra che ha cambiato la storia, i luoghi e i confini del loro paese. Un confine che, proprio durante la creazione di Vangelo, si è visto sconvolto dall’arrivo di diecimila persone tra donne, uomini e bambini alla ricerca disperata di una terra promessa.
Tutte le tappe della tournée
In Tournée
Dati artistici
direzione tecnica Fabio Sajiz
luci e video Orlando Bolognesi
suono Matteo Ciardi / Pietro Tirella
capo macchinista Gianluca Bolla
macchinista Fabrizio Orlandi / Enrico Zucchelli
sarta Elena Giampaoli
organizzazione Silvia Cassanelli, Alessandra Vinanti
amministratore di compagnia Raffaella Ciuffreda
realizzazione scene e sartoria Croatian National Theatre- Zagabria
si ringraziano Antoine Bataille, Francesca Catricalà, Teatro Nuovo di Mirandola
produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE, CROATIAN NATIONAL THEATRE – ZAGABRIA
co-produzione Théâtre Vidy Lausanne, Maison de la Culture d’Amiens – Centre de Création et de Production, Théâtre de Liège
con il sostegno di Alce Nero
COMPAGNIA PIPPO DELBONO