La serra
Debutto: Teatro Bonci, Cesena, 15/01/2015
A proposito di questo spettacolo
Harold Pinter scrisse La serra nel 1958 ma lo tenne in un cassetto fino al 1980, anno in cui decise finalmente di metterlo in scena personalmente con le opportune revisioni.
Da questa lunga gestazione esce un testo molto particolare del repertorio pinteriano, in cui Pinter pare quasi aver deciso di applicare alla lettera il dettame di Beckett: “Non c’è nulla di più divertente dell’infelicità” afferma Nell in Finale di partita; così La serra, pur affrontando una vicenda profondamente drammatica, ha nella comicità del linguaggio uno degli elementi costitutivi.
La serra rivela l’altra faccia della medaglia del rapporto fra chi comanda e chi ubbidisce, presentando l’ambiente di chi ha l’autorità per decidere e il disordine e la casuale anarchia che vi impera. Stupidi burocrati, inetti e spaventati, si nascondono dietro il loro titolo impegnati soltanto in una guerra di successione per il potere, terrorizzati appunto dall’idea di perdere la loro piccola o grande rendita di posizione. Il testo si dipana tra la commedia surreale e il giallo, e il linguaggio di Pinter viviseziona i personaggi fino a chiarire inesorabilmente che il re è nudo, che dietro queste oscure e cervellotiche manovre per il potere si celano solo piccoli uomini spaventati. Pinter applica una figura tradizionale del repertorio ebraico-yiddish, l’inetto di professione, lo Schlemiel, a una figura di potere all’interno di una strana struttura semi-ospedaliera, ma usa questa figura al contrario della tradizione: non è più il sopraffatto, l’oppresso, ma è un potente, un dominatore che però viene schiacciato dal sistema che lui stesso ha creato e imposto.
È come se nel testo ci fosse un messaggio politico teso a dimostrare che dietro alla bramosia di potere non c’è niente, nessuna idea, nessuna visione, solo la vanità del singolo individuo, È già un Pinter politico ma ancora un Pinter in cerca di una sua opinione sull’uomo e sull’esistenza, così vicino a Beckett da sembrarne erede, ma a differenza di Beckett che non ha fiducia nell’esistenza stessa, Pinter sembra esprimere una profonda sfiducia negli uomini e nelle azioni di cui sono, o meglio non sono, capaci.
Dati artistici
direttore tecnico Robert John Resteghini
direttore di scenaLorenzo Martinelli
capo macchinistaMassimo Abbondanza
capo elettricista Fabio Bozzetta
sarta Giulia Pacci
amministratrice Daniela Cappellini
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Metastasio Stabile della Toscana