Emigrant
Canti dal Friuli
Debutto: Teatro delle Passioni, Modena, 11/05/2017
A proposito di questo spettacolo
La Carnia, da cui proviene la mia famiglia paterna, Cjargne in friulano, è la parte montagnosa del Friuli.La prima volta in cui vidi la terra natale di mio padre non c’era più nulla, soltanto una vasta desolazione. La terra aveva tremato e mio padre ci portava, me e mia sorella, a vedere i nonni, per la prima volta da quando erano tornati in patria, dopo una vita d’emigrazione in Svizzera. Uscivamo appena dall’infanzia. Quella sera il coro di Ovaro, il nostro paese, cantava; tutto era distrutto, ma loro erano in piedi e cantavano.Da allora in poi, anche noi abbiamo cantato ,ogni estate; con i giovani, con i vecchi, con quelli che erano rimasti, con quelli che tornavano per poi ripartire. E, sempre, in cjargnel; cantavamo il dolore della partenza, la melanconia, i paesi stranieri, la nostalgia delle montagne, la vita arida, la tristezza, ma anche le gioie semplici, gli amori, la polenta, le feste del paese…A diciotto anni abbiamo scoperto il Povolar Ensemble, i testi di Giorgio Ferigo, la sua rabbia, il suo amore profondo per la sua terra e per la sua lingua. Il suo modo particolare, autentico, aspro, di raccontare il suo popolo, le sue montagne.Sono nata lontano dalle mie origini. Sono nata in Svizzera, nel cantone di Neuchâtel.Sono figlia e nipote di immigrati . Sono un’attrice, e si tratta ben qui di storie, di brevi narrazioni, di racconti cantati, allo stesso tempo intimi e universali. Testimoniano, a modo loro, di una emigrazione e di uno sradicamento . Canto con cio’ che c’è in me di questo “altrove”, con cio’ che c’è di più profondo, di più spensieratamente disperato e inalterabilmente, violentemente attaccato a questa valle, a queste montagne e al suo popolo duro, a questa lingua.I musicisti che ci accompagnano vengono da orizzonti diversi, da culture musicali multiple e meticce. Si tratta, in questo progetto, di sguardi incrociati, convergenti su un’identità arricchita da un movimento costante di va e vieni. Come i treni che ci portano, e i binari che tracciano percorsi fra le diverse culture.Emigranti, siamo numerosi ad esserlo, ognuno a modo suo, lontani da quelli che amiamo, o dal nostro luogo di origine, o dal nostro punto zero, o dalla nostra storia personale, o da noi stessi. Ma tutti inscritti in un perpetuo andirivieni fra qui e là, fra presente e passato.
Dati artistici
foto di Luca Del Pia