Lino Guanciale legge "Dialoghi di profughi"
Quello di Brecht è un testo generato da uno stato d’emergenza che parrebbe quasi alludere all’orizzonte di sospensione e indeterminatezza in cui oggi versa il mondo: un orizzonte problematico che forse vede tra le poche risposte possibili la resistenza estetica e culturale nella testarda fiducia che attraverso una lucida e militante passione teatrale l’uomo possa trasformare il mondo.
DIALOGHI DI PROFUGHI su Rai Radio3
di Bertolt Brecht
con Lino Guanciale
arrangiamenti e musiche dal vivo Renata Lackó
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L’emigrazione è la miglior scuola di dialettica. I profughi sono dialettici più perspicaci. Sono profughi in seguito a dei cambiamenti, e il loro unico oggetto di studio è il cambiamento. Essi sono in grado di dedurre i grandi eventi dai minimi accenni, […] e hanno occhi acutissimi per le contraddizioni. Viva la dialettica!
Memore della propria esperienza dell’esilio, Bertolt Brecht così fotografava il rapporto fra discontinuità esistenziale e necessità della metamorfosi, individuando nel soggetto strappato al proprio sistema di abitudini e sicurezze il propulsore ideale del cambiamento politico e culturale.
«Un vero testo della crisi» definisce i Dialoghi Lino Guanciale. «Un vero testo generato da uno stato d’emergenza. Una rappresentazione vivida della balìa cui sono soggette le illusioni di stabilità della civiltà occidentale, soprattutto quando esse servono – coscientemente o meno – a nascondere sotto il tappeto le miserie e le fragilità di un mondo abituato a disprezzare la dialettica come strumento di rigenerazione della democrazia. Un testo che molto ha da dire, crediamo, a noi orfani della fine della storia, cui la pandemia ha consegnato l’epifania di una dimensione di precarietà le cui radici – lo stiamo apprendendo con forse troppo colpevole sorpresa – sono in realtà molto più profonde di quanto potesse sembrare. Il 15 giugno, giorno ormai simbolico per il nostro teatro, tra autorizzazioni all’apertura e difficoltà obiettive di una fase di convivenza col virus cui nessuno può conferire una data di scadenza, la messinscena radiofonica di questo testo ci è parsa opportunamente rappresentativa dell’attuale orizzonte di sospensione e indeterminatezza della scena nazionale. Un orizzonte problematico senza precedenti, cui rispondere con le più varie forme di resistenza estetica e culturale messe a disposizione dalla complessità del linguaggio teatrale, proprio come ci pare avvenga al Brecht di quest’opera».
La lettura di Guanciale è accompagnata da una partitura di musiche, a cura della violinista Renata Lackó, scelte tanto dal repertorio classico della musica colta europea e da quello più squisitamente brechtiano, quanto dalle sonorità “erranti” della tradizione Yiddish, a significare acusticamente il complesso paesaggio esistenziale e culturale dell’incontro fra i due personaggi.
Un ritorno alla scena che ERT sceglie di condividere con Radio3 – rete da sempre attenta e sensibile al teatro al quale ha dedicato, durante il periodo del lockdown, uno spazio vitale di diffusione.