Alla voragine
(Là dov’è l’ingresso, è anche l’uscita)
Debutto: Teatro Arena del Sole, Bologna, 08/06/2021
A proposito di questo spettacolo
Una stanza.
Non più di due persone per volta. Parlano. Evocano una perdita incolmabile. Cercano di porvi rimedio.
Ti domandi ora: “E ci riescono?”
Un cammino inconscio ma ostinato, una ricerca inevitabile, per completare il processo che conduce all’estinzione. Come si fosse aperta una voragine, un gorgo divoratore.
Ma cosa appare sulla scena? Cosa si vede? Che parole vengono dette?
Un chiasmo d’amore, morte, disperazione, vita
Due persone parlano d’amore ma intendono la morte. Due persone parlano di disperazione ma intendono vita. Due persone si guardano negli occhi e vedono tutto il mondo.
Un finale è certo, qualunque cosa accada, come un rimedio concesso a qualunque racconto, anche al più astratto, anche al più visionario, anche al più realistico.
Tutto ciò che appare, tutto ciò che si vede, ogni parola, è l’emblema di un’altra narrazione, criptata nelle cose quotidiane, inscritta nei gesti inconsapevoli, riflessa nelle parole che creano frasi. Due persone parlano di fine ed è solo un inizio.
Due persone parlano e inizia una voragine.
Note di regia
“Questa è la storia di un uomo (potrebbe anche essere una donna) per il quale è impossibile sopravvivere. Per quest’uomo non esiste una possibilità diversa dal vivere. Vi sono dei tipi umani fatti così. O forse non sono spaccatamente umani. Sono rimasti in qualche modo, in qualche parte, animali. Privati della loro vita specifica, del loro selvatico, non riescono più ad essere. Lentamente muoiono. A volte il loro corpo si ostina a resistere. Comincia così un cammino inconscio ma ostinato, una ricerca inevitabile, per completare il processo che conduce all’estinzione. Come si fosse aperta una voragine, un gorgo divoratore.
Ora ti stai domandando: “Ma cosa appare sulla scena? Cosa si vede? Che parole vengono dette?”
Appare una stanza. Si vedono, non più di due persone per volta. Parlano. Evocano una perdita incolmabile. Cercano di porvi rimedio.
Ti domandi ora: “E ci riescono?”
Certo, poiché qualunque cosa accada, qualunque piega prendano i fatti, si giungerà al finale. Questo è il solo e inesorabile rimedio, concesso a qualunque racconto, anche al più astratto, anche al più visionario, anche al più realistico. Ma tutto ciò che appare, tutto ciò che si vede, ogni parola, è l’emblema di un’altra narrazione, criptata nelle cose quotidiane, inscritta nei gesti inconsapevoli, riflessa nelle parole che creano frasi. Due persone parlano d’amore ma intendono la morte. Due persone parlano di disperazione ma intendono vita. Due persone si guardano negli occhi e vedono tutto il mondo. Due persone parlano di fine ed è solo un inizio.
Siamo stati chiamati nel mondo.
Entrati per una voragine.
Nessuno di noi sa perché.
Nonostante questo, lottiamo per rimanere.
Qualcuno in modo generico.
Qualcuno in modo specifico.
I secondi vivono più forte.
Ma in un equilibrio più fragile.
La loro lotta ha un fuoco preciso.
Che concentra la forza vitale,
Come i raggi del sole attraverso una lente.
Ma una volta perduto quel fuoco,
Per compimento o per fato,
La voragine si riapre.
Li richiama all’origine.
E non vi è nulla da fare.
Come, misteriosamente,
Sono stati chiamati nel mondo,
E hanno obbedito,
Così, vengono ora chiamati al non mondo,
e ubbidiranno.
Per una voragine sono entrati.”
Pietro Babina
Durata: 95 minuti
In Tournée
Dati artistici
scene, costumi e luci Pietro Babina
assistente alla regia Mila Vanzini
assistente ai costumi Eleonora Terzi
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena e capo macchinista Mauro Fronzi
capo elettricista Tiziano Ruggia
fonica Andrea Melega
sarta Elena Dal Pozzo
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Sergio Puzzo, Marco Fieni
scenografe decoratrici Ludovica Sitti e Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca Zavattoni
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
foto di scena e documentazione video Stefano Triggiani
foto di scena Claudia Marini