Io sono il vento
Debutto: Teatro Arena del Sole, Bologna, 03/03/2015
A proposito di questo spettacolo
Due uomini, l’Uno e l’Altro. L’Uno propone all’Altro di partire con una piccola barca per allontanarsi dalla costa, verso un’isola «dove non cresce nulla, dove non c’è nulla se non rocce grigie e nude».
Sul mare, si avvicinano al punto infinito dove mare e cielo si congiungono e si confondono. Si parla della loro complicità, della loro amicizia, della loro solitudine e anche della morte. Io sono il vento è un viaggio notturno verso l’Ignoto, un periplo verso il limite di tutte le cose, un viaggio verso l’infinito, tra gli spruzzi d’acqua e la nebbia, misterioso e ammaliante. Come spesso capita con Jon Fosse, non sappiamo nulla dei protagonisti, importa solo ciò che stanno vivendo sotto i nostri occhi.
In questa struttura linguistica così essenziale dell’autore norvegese, considerato uno dei maggiori autori contemporanei, lo spettatore è costantemente vigile, guidato dalla sua curiosità e dalla sua fantasia. Scoperto in Francia da Claude Régy, Io sono il vento è l’ultimo testo messo in scena da Patrick Chéreau ad Avignon. Per la sua nuova creazione Lukas Hemleb ha scelto di mettere in scena, con la complicità di Pietro Babina per la scenografia, “questa scrittura che tocca l’essenza della vita stessa, che ci conduce ai confini del linguaggio e ci fa toccare l’inesprimibile”.
Note
In Io sono il vento ci troviamo di fronte alla particolare capacità di Jon Fosse di cogliere e circoscrivere l’esistenza umana in poche parole, in uno scambio verbale sospeso, punteggiato di silenzi, tanto denso quanto impercettibile. Come capita spesso con lui, ciò che viene detto è meno importante di ciò che non è detto. Non smette di mostrarci il bianco nel nero e il nero nel bianco. È un teatro attraversato da tracce di altre vite, e dagli elementi. Le parole, le onde e il vento ci trascinano in una vertigine che annebbia il nostro senso dell’orientamento. Come un viaggiatore che vede il mare e il cielo confondersi all’orizzonte, noi arriviamo a perdere la nozione del tempo, a confondere passato e futuro, la vita reale e la vita immaginaria, e a sorprenderci nello scoprire la gioia in ciò che ci fa paura. La magia di Jon Fosse fa sì che noi, spettatori, finiamo a nostra volta per imbarcarci, per essere portati lontano, pur rimanendo più vicini a noi, intimamente a confronto con noi stessi, con le nostre angosce e con il nostro desiderio di sollievo. Una pièce meditativa? Una commedia filosofica? Entrambe le cose senza dubbio ma anche tanto altro. C’è una dolce provocazione e una delicatezza senza pari, nel suo modo di scuotere le nostre certezze…
Lukas Hemleb
Dati artistici
direttore tecnico Marco Carletti
allestimento scenico Robert John Resteghini
elettricista Vincenzo Bonaffini
fonico Giampiero Berti
assistente alla regia volontaria Giulia Zavaglia
scene realizzate da Gioacchino Gramolini e Marco Belli nel laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Maison de la Culture d’Amiens – Centre européen de création et de production
foto di Luca Del Pia