Monologo in briciole
A proposito di questo spettacolo
Dall’opera smisurata, magmatica, irregolare, provocatoria e tenera di Cesare Zavattini, nasce un monologo in cui brani narrativi e poetici, pensieri, pagine di diario, raccontini surreali e annotazioni malinconiche si intrecciano, e quasi si fondono, nell’interpretazione di Vittorio Franceschi. Il “pianeta Zavattini” cala così in uno spazio a lui congeniale: il palcoscenico.
La produzione di questo grandissimo artista, apparentemente frammentaria, è in realtà il “diario di viaggio” lucido e coerente di un trasgressore, di un poeta sottile (e civile) che ci costringe a riflettere e talvolta ad aver paura di noi stessi. Uomini e donne, vecchi e bambini, un cagnolino scomparso, una mosca impigliata in una tela di ragno (come noi?), Dio, la luna, il Tempo, un ritmo: pan parapan pan pan… si, anche frammenti, briciole… al centro del suo raccontare c’è l’uomo, sempre visto come protagonista positivo dell’avventura affascinante e misteriosa, dolorosa e dolcissima, della vita.
La “bassa” è il paesaggio in cui egli nasce e cresce, e al quale spesso ritorna per scrivere alcuni dei passaggi più forti e struggenti.
E allora la fantasia si può liberare e lasciar piovere da un cielo limpido, insieme alle stelle cadenti, doni di giocosità surreale e di comicità leggera filtrata sempre dalla gentilezza e da uno stupore antico, che colloca lo Zavattini narratore e poeta fra i classici del ‘900.
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Dati artistici