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Che cos'è il teatro? Secondo Bertolt Brecht è...

Che cos'è il teatro? Secondo Bertolt Brecht è...

BERTOLT BRECHT
Drammaturgo, poeta, regista teatrale e saggista tedesco, 1898

Il teatro dell’era scientifica è in grado di trasformare la dialettica in godimento.
Le sorprese provocate dallo sviluppo che procede logicamente o a salti, dall’instabilità di tutte le situazioni, dal senso ultimo delle contraddizioni, ecc., costituiscono altrettante ragioni di trarre diletto dalla vivacità degli uomini, delle cose, dei processi, ed esaltano l’arte di vivere e la gioia di vivere.
Tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte: quella di vivere.

Ho appreso con interesse che Friedrich Dürrenmatt, in un dibattito sul teatro, ha posto la questione se il mondo d’oggi possa ancora essere espresso per mezzo del teatro. Tale questione, a mio avviso, dal momento che è stata posta, è da considerarsi pertinente. È passato il tempo in cui l’espressione del mondo mediante il teatro doveva essere semplicemente un fatto sperimentale. Per diventare da esperimento esperienza, essa deve aderire a ciò che esprime.
Molti sono coloro che constatano come sempre più raramente avvenga che il teatro ci arrechi nuove esperienze, ma pochi si rendono conto della sempre maggiore difficoltà di esprimere il mondo moderno. Fu appunto questa consapevolezza a spingere alcuni di noi, autori drammatici e maestri di recitazione, a tentare nuovi mezzi artistici. 
Io stesso, come a voi del mestiere è ben noto, ho compiuto non pochi tentativi di far rientrare nel campo visuale del teatro il mondo d’oggi, l’odierna convivenza degli uomini.
Mentre scrivo queste righe, mi trovo a poche centinaia di metri da un grande teatro, provvisto di attori esperti e attrezzato con tutti i ritrovati tecnici necessari. In questo teatro numerosi collaboratori, per lo più giovani, attendono con me ad una quantità di esperimenti. Sui tavoli intorno a me vi sono libri-guida per le regie, contenenti migliaia di riproduzioni fotografiche dei nostri allestimenti e molte descrizioni, più o meno esatte, degli svariatissimi problemi e delle loro soluzioni provvisorie. Ho dunque sotto mano tutte le possibilità; eppure non posso affermare che le concezioni drammatiche che io, per determinate ragioni, chiamo non-aristoteliche, e la recitazione epica con tali concezioni connessa, rappresentino la soluzione.
Una cosa però è ormai chiara: il mondo d’oggi può essere descritto agli uomini d’oggi solo a patto che lo si descriva come un mondo che può essere cambiato.
Per gli uomini d’oggi, i problemi valgono in funzione delle risposte che ricevono. Gli uomini d’oggi s’interessano delle situazioni e degli avvenimenti di fronte ai quali possano agire in qualche modo.
Anni fa, vidi su un giornale una fotografia che mostrava, a fini pubblicitari, la città di Tokio distrutta da un terremoto. La maggior parte delle case erano crollate, ma alcuni edifici moderni non avevano subito danni. Sotto c’era scritto: «Steel stood» (l’acciaio è rimasto in piedi). Si confronti questa descrizione con la descrizione classica dell’eruzione del Vesuvio fatta da Plinio, e si vedrà, in quest’ultimo caso, qual è il tipo di descrizione che gli scrittori teatrali del nostro secolo debbono evitare. In un’epoca nella quale la scienza è in grado di trasformare la natura al punto che il mondo appare già quasi abitabile, non è più ammissibile che si continui a descrivere all’uomo il suo simile come vittima, come oggetto passivo di un ambiente sconosciuto quanto immutabile. Se ci si mette dal punto di vista della palla, è evidente che le leggi del moto diventano inconcepibili.
In particolare, proprio perché – contrariamente a ciò che è avvenuto per la natura in genere – si è rimasti all’oscuro circa la natura della società umana, ci troviamo ora, secondo quanto ci assicurano gli scienziati sconvolti, di fronte alla possibilità di un totale annientamento del nostro pianeta, proprio adesso che è stato reso abitabile. Non vi stupirete nell’udirmi affermare che il problema se sia possibile una descrizione del mondo, è un problema d’ordine sociale. Da molti anni sostengo questa tesi, ed oggi vivo in uno stato ove è in atto uno sforzo immane verso la trasformazione della società. Potete trovarne condannabili i metodi e i mezzi – spero tuttavia che li conosciate realmente e non da quello che ne dicono i giornali -, potete non accettare questo particolare ideale di un mondo nuovo – e anche quest’ideale, spero lo conosciate –, ma non credo possiate mettere in dubbio che, nello stato in cui io vivo, si lavori a trasformare il mondo, il modo di convivenza tra gli uomini. E sul punto che il mondo odierno abbia bisogno di essere cambiato, credo che sarete d’accordo con me. 
Comunque, per quanto concerne questo breve scritto, che vi prego di accettare come cordiale contributo alle vostre discussioni, è forse sufficiente che io riferisca la mia opinione: e cioè che il mondo d’oggi può essere espresso anche per mezzo del teatro, purché sia visto come un mondo trasformabile.


#giornatamondialedelteatro
Qual è lo spettacolo che ti ha segnato, che ha scatenato la voglia di tornare a teatro, il desiderio di farlo, di agirlo, di ascoltarlo e di viverlo? Se avete voglia di condividerlo con noi, potete scriverlo a social@emiliaromagnateatro.com oppure menzionandoci in un post (@ErtFondazione)