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Il grigio

A proposito di questo spettacolo

Presentato per la prima volta nel 1988, Il grigio è il più importante lavoro in prosa di Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Il grigio è la storia di un uomo che si ritira in campagna per stare tranquillo, afflitto più da problemi personali che sociali. La sua desiderata solitudine è però disturbata da un piccolo animale: un topo.

Il topo, che sarebbe poi “Il Grigio”, diventa l’elemento scatenante dei suoi incubi e di un inesorabile quanto ironico flusso di coscienza.

La lotta contro l’occulto roditore, l’estenuante caccia al topo provoca nell’uomo un risveglio dall’anestesia del presente che lo porterà pian piano a compiere un percorso verso l’accettazione di quel lato oscuro che ciascuno di noi ha dentro, in un crescendo drammatico dal finale imprevedibile. In questo racconto un po’ delirante e un po’ reale, il topo forse esiste o forse no, e la sua tanto agognata fine diventa un rito, un esorcismo per uscire dalla metafora infernale e accettare la propria parte nera: l’altro.


Note:
“Per me, nell’88, il Grigio, dal punto di vista dello spettatore e del giovane regista di allora, fu una esperienza intensissima, fondamentale. Quel mix geniale di astrazione e immedesimazione, quel raccontare teatralissimo e senza didascalismi fu una rivelazione. Così, leggendo all’infinito quel copione negli anni successivi ho sempre pensato al Grigio come ad un “oggetto” teatrale perfetto e immodificabile. Poi… è arrivata la decisione / occasione di metterlo in scena… e le canzoni hanno cominciato ad attirarmi come il canto delle sirene. Mi sono convinto – piano piano ma con sempre maggiore “lucidità” – che i temi, i quadri, i sentimenti, le situazioni presenti nel Grigio del 1988 fossero poi stati rielaborati, perfezionati, e perché no, anche attualizzati da molte canzoni nate dopo quella esperienza. Scrivendo una infinita storia di un signor G in continua crescita e trasformazione, nel privato e nel sociale, Gaber e Luporini hanno continuato a macinare, indulgenti o spietati, sulle contraddizioni dell’essere umano. E il “dopo Grigio” è un contenitore ricchissimo di spunti e illuminazioni, in forma di canzone, che si sovrappongono e amplificano i temi del copione di allora. Ecco il senso di questo adattamento, che mi pare insieme spudorato e “inevitabile”. In più c’è Elio, cantante personalissimo, eretico, eccentrico, che tra le note e le parole di Gaber è di casa, e che si accinge ad abitare con libertà e rispetto questo nuovo copione, interamente gaberiano, ma modellato da una nuova sensibilità e alla luce dell’intero universo creativo e stilistico di una maschera, il Signor G, che sa e può ancora parlare potentemente e spietatamente al nostro oggi”.

Giorgio Gallione

Dati artistici

di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
drammaturgia e regia Giorgio Gallione
con Elio
arrangiamenti musicali Paolo Silvestri
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
produzione Teatro Nazionale di Genova