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La mia infinita fine del mondo

Debutto: Teatro Storchi, Modena, 20/10/20

A proposito di questo spettacolo

La drammaturgia di Gabriel Calderòn e lo sguardo di Lino Guanciale, attraverso un catalogo di alcune delle transitorie apocalissi attraversate dal pianeta e dall’umanità fin dall’epoca preistorica, fra eruzioni vulcaniche ed ere glaciali, diluvi universali e crisi economiche d’epoca preindustriale, intrecciate al vissuto di precarietà personale di un piccolo manipolo di giovani protagonisti, intendono restituire un tableau di possibilità di relazione con la nevrosi della fine, ponendo l’accento non più soltanto sulla disperazione che il crollo di un mondo porta inevitabilmente con sé, ma sulle possibilità che si aprono ogni volta che la Storia torna ad insegnarci che nulla dura per sempre.

L’esperienza della fine, o la proiezione di essa in veste aspirazionale, consolatoria o orrorifica, è uno dei temi più profondi dell’inconscio individuale e collettivo. La tentazione della profezia apocalittica, l’ebbrezza o il furore millenaristici, l’afflato messianico e il piacere della paura del confronto col destino si mescolano e confondono tanto all’interno di ognuno di noi quanto nei gangli del nostro tessuto sociale e comunitario. Quanto questa tensione naturale nei confronti del limite influenza o determina il rapporto con le strutture economiche e politiche della nostra realtà? Desideri e timori ancestrali interferiscono con la Storia? O è più forte il meccanismo contrario, per cui è la Storia a contribuire a mutarli o generarli? Su questo fronte e non solo, la crisi pandemica globale ha introdotto nuovi elementi di riflessione collettiva, fornendo l’occasione per la costruzione di una consapevolezza diffusa riguardo l’imprevedibilità del rapporto fra uomo e Natura e le relative conseguenze tanto sulla storia delle istituzioni che su quella personale.

Un filo rosso lega intimamente la paura della catastrofe naturale definitiva e quella del collasso della nostra forma di vita, il sistema turbo-capitalistico attuale e la certezza di aver raggiunto un livello eternamente stabile di benessere e realizzazione appare oggi in tutta la sua inconsistenza. Se, dunque, l’attuale condizione pandemica pare chiarire che la fine della storia, individuata dal politologo Francis Fukuyama col trionfo post 1989 del blocco occidentale e del suo modello di sviluppo su quello orientale-sovietico, può darsi per superata, quali scenari ci si presentano ora, nell’era di profonda incertezza che abbiamo davanti?

Durata: 1 ora e 45 minuti

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In Tournée

Stagione 2020/2021
dal 20/10/2020 al 01/11/2020

Dati artistici

drammaturgia Gabriel Calderón
traduzione Teresa Vila
regia Lino Guanciale
con Michele Lisi, Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei, Cristiana Tramparulo, Jacopo Trebbi, Giulia Trivero

elementi scenici a cura del Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
costumi Gianluca Sbicca
luci Vincenzo Bonaffini
disegno sonoro Alberto Tranchida
video Riccardo Frati
assistente alla regia Luca D’Arrigo
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena e capo macchinista Mauro Fronzi/Gianluca Bolla
macchinista e attrezzista Riccardo Benecchi
capo elettricista Uria Comandini
elettricista Nicolò Fornasini
fonico Pietro Tirella
sarta Eleonora Terzi
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Sergio Puzzo, Marco Fieni
scenografe realizzatrici Ludovica Sitti con Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca Zavattoni, Martina Perrone (tirocinante)
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione

foto di scena e documentazione video Francesca Cappi
immagine del manifesto Marco Smacchia

Il testo dello spettacolo LA MIA INFINITA FINE DEL MONDO è pubblicato nella collana Linea di ERT Fondazione e Luca Sossella Editore.

una produzione di La mia infinita fine del mondo • Produzione Emilia Romagna Teatro
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