Dio ride
Nish Koshe
A proposito di questo spettacolo
Una zattera in forma di piccola scena approdava in teatro venticinque anni fa. Trasportava sette vagabondi, cinque musicanti e un narratore di nome Simkha Rabinovich.
A chi sentiva il desiderio di ascoltare, Simkha raccontava storie di una gente esiliata, ne cantava le canzoni, canti tristi e allegri, luttuosi e nostalgici, di quel popolo che illuminò e diede gloria alla diaspora.
I musicanti lo accompagnavano con i loro strumenti e con lui rievocavano le melodie che quel mondo.
Dopo un quarto di secolo di erranza, Simkha Rabinovich e i suoi compagni di strada, ritornano per continuare la narrazione di quel popolo sospeso fra cielo e terra in permanente attesa, per indagarne la vertiginosa spiritualità: un racconto impossibile eppure necessario, rapsodico e trasfigurato, fatto di storie e canti, di storielle e musiche, di piccole letture e riflessioni alla ricerca di un divino ineffabile presente e assente, vivo e forse inesistente, padre e madre, redentore che chiede di essere redento nel cammino di donne, uomini e creature viventi verso un mondo di giustizia e di pace.
Moni Ovadia
Dati artistici
foto di Umberto Favretto